Me lo domando spesso. Ho molti amici che studiano nelle accademie o in scuole prestigiose per diventare stilisti. Fanno sacrifici. Hanno esami da superare. E una volta fuori dall’università si rimboccano le maniche per avanzare a piccoli passi nel difficile mondo della moda.
E poi c’è chi in questo mondo ci entra senza troppi ostacoli. Lo abbiamo visto con la ricca ereditiera figlia di papà Paris Hilton che ha collaborato con l’azienda di moda americana Dollhouse Denim. “Un sogno diventato realtà” ha dichiarato. Figuriamoci, come se poi avesse sempre sognato di fare la stilista!
Di nuovo, Vittoria Beckham che ha creato la sua propria azienda e che, secondo alcune indiscrezioni, disegnerà gli abiti premaman di Kate Middleton durante la sua gravidanza. Lady Diana vestiva Gianni Versace e Kate sceglie la signora Beckham?!?!
E se volete ancora un altro esempio, ecco la dolce Katie Holmes, che poco dopo il divorzio dall’affascinante Tom Cruise ha debuttato alla New York Fashion Week con la sua collezione. Senza alcuna esitazione. Non ha iniziato con una piccola collezione per una qualche maison, no, ha debuttato direttamente alla NY Fashion Week pur essendo senza arte né parte.
Allora mi domando: la moda è tutta qui? Nell’avere soldi a non finire e nel pagare uno stilista affinché disegni una collezione che verrà poi presentata e venduta con il nome di chi la finanzia? E lo stilista che la disegna, non si sente frustrato? A quanto pare, sembra proprio di no.
E intanto i miei amici che studiano nelle accademie si preparano a strade tortuose e in salita.
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concordo pienamente!!!! e non parliamo di tutti quelli non famosi che si fanno chiamare stilisti!!!! e poi ci sono i brand famosi che per accaparrasi anche il mercato eco-sostenibile si fanno chiamare GRENN!!! ma poi usano le pellicce,la pelle e sfruttano tante persone incluso stagisti non pagati!!!! rifiutiamoci di comprare da loro!!!!
Ciao Federica!
Penso che il problema abbia radici ancora più profonde e dipenda non solo dai soldi della star prima di diventare stilista, ma anche da quelli che riesce a spendere per le pubblicità una volta lanciato il brand! I casi noti sono davvero tanti, troppi, ma in fin dei conti sono solo strategie di marketing ben pensate oltreoceano, qui in Italia sono davvero pochi quelli i vippetti che si permettono di chiamarsi stilisti, ma nel frattempo diciamo che sfruttano la fatidica espressione “capsule collection” o “collaborazione” che di questi tempi fa tanto gola a tutti ed in tutti i campi! Inoltre vogliamo parlare di tutti coloro che ultimamente, soprattutto in Italia, si stanno improvvisando stylist perché credono di saper abbinare un paio di scarpe e una gonna…e vanno pure in televisione a far finta di insegnare “la moda” usando parole come fashion/top/amazing/cool che nel campo sono completamente vietate??? Chissà dove finiremo…o dove finiranno! 😉