“Chi è creativo veramente non ha bisogno di esagerare, ma di dimostrare che la creatività può essere useful e aprire nuove vie e non ridicole scorciatoie!”
Parole non mie, ma della stimatissima Franca Sozzani, direttrice di Vogue Italia, che definisce l’esagerazione una “ridicola scorciatoia”. Ne faccio dunque spunto per una riflessione – per lo più paradossale – di come queste parole, per quanto giustissime, entrino in conflitto con il concetto di fashion victim, figura estrema del fashion system. E quando parlo di fashion victim con un estremismo condotto alle stelle, la prima persona che mi viene in mente è Lady Gaga (in foto), grandiosa nella scelta del suo stile, ma al tempo stesso follemente e dannatamente eccentrica.
Aggiunge ancora la signora Sozzani: “La prima fila alle sfilate è spesso piena di gente che alla fine della settimana si allontana dai riflettori o che per starci deve sempre usare l’arma dell’estremo e a volte dell’assurdo. Pensate a donne e a gente che vive in tante occasioni ma non esclusivamente in passerella.” Riflettiamo allora su quella che la Sozzani definisce “l’arma dell’estremo”: l’esagerazione. A mio avviso una parziale o totale mancanza di canoni estetici, nonché perdita di identità.
La domanda che segue allora è lecita: Quanto c’è di fasullo nel mondo della moda? Forse niente, forse tutto. Ma resta il fatto che nonostante la settimana della moda sia l’evento più atteso dell’anno per sfoggiare gli abiti e gli accessori più assurdi, c’è comunque chi mantiene la propria identità, seguendo una linea sobria ma chic, senza rinunciare ad essere glamour con altrettanta personalità e carattere.
Non è un caso infatti se molte delle mise sfoggiate durante la fashion week vengono definite “carnevalesche”. A tal proposito, cito le parole di una giornalista Vanity Fair:
“In merito agli addetti ai lavori conciati come se andassero a una festa di carnevale, confermo, ci sono e sono ridicoli, perciò chissenefrega di rimarcare con veemenza la cosa. Ci pensano già da soli a qualificarsi Quaquaraquaquà.”
E allora, prima di decidere da che parte schierarvi, se con i Quaquaraquà o se con i veri Creativi indicati dalla Sozzani, ricordate solo e soltanto una cosa: l’esagerazione non sarà mai lo specchio della vostra personalità. Affinché possiate esprimervi attraverso la moda, scegliete sempre ciò che rispecchia voi stessi. La moda parla. Ogni abito è una parola. E il messaggio più bello che un outfit possa trasmettere non è nient’altro che questo: Io sono me stesso.
Fonti:
http://www.vanityfair.it/fashion/news/14/02/18/sfilate-autunno-inverno-2014-15-milano-moda-donna
http://www.vogue.it/magazine/blog-del-direttore/2014/07/1-luglio