Enrie, come e quando ha avuto inizio la tua carriera di modello?
E’ iniziata per caso, quando un’amica fotografa mi ha chiesto di posare per lei per un concorso di fotografia a cui doveva partecipare. E’ stata una cosa molto informale, non avevamo a disposizione stylist, parrucchieri o truccatori, ma le foto sono piaciute tantissimo, tanto che ci siamo classificati secondi. La gente che incontravo e che aveva visto gli scatti mi diceva che avrei dovuto pensare seriamente di fare il modello, e io mi sono chiesto “Perché no?”. Avevo appena finito l’Università, non avevo un lavoro né grandi prospettive per il futuro: volevo lavorare nella moda, e quale modo migliore per farlo che da attore protagonista?
Nel 2012 ti sei classificato primo al concorso Fresh Face Italia. Oltre ad essere stato un trampolino di lancio, cosa ha significato per te questa esperienza?
Più che un trampolino di lancio, è stato un banco di prova. Avevo poca esperienza, non avevo frequentato corsi per modelli, non sapevo quanto potevo valere in questo mondo. Iscrivermi al concorso Fresh Face è stato un modo per mettermi in gioco e capire se potevo funzionare come modello. Il risultato mi ha sorpreso: mi sono classificato primo nella sezione Italia e il giorno dopo le mie foto erano su The Fashionisto, Vanity Teen ed altre piattaforme, vedevo gente dalla Russia e dalla Cina che condivideva i miei scatti. Era ciò di cui avevo bisogno: un feedback, un riscontro, sapere che alla gente il mio look atipico e le mie attitudini piacevano. Mi ha aiutato a capire che forse ero sulla buona strada, e a buttarmi a capofitto in questo mondo che posso sinceramente dire di amare.
Esperto di moda, ma anche di bellezza. Come preservi la “freschezza” del tuo viso e in che modo valorizzi te stesso attraverso il make-up?
Il makeup è la mia passione, non ne ho mai fatto mistero, e non credo di esagerare se dico che compro più trucchi che vestiti! Essendo italiano, ho una naturale inclinazione verso i colori, i chiaroscuri, le tavolozze e i pennelli: l’arte è nel nostro DNA, fa parte del nostro retaggio culturale, è credo che il trucco sia una delle forme più contemporanee per esprimerla. In generale però – per quanto ammiri il lavoro di tanti makeup artist capaci di creare cose davvero straordinarie – ho un approccio abbastanza naturale al trucco: cerco di mettere in risalto le cose che mi piacciono di più del mio viso, ad esempio gli occhi, con ciglia cariche di mascara e un punto luce nell’ angolo interno. Penso che il trucco serva a valorizzare ciò che già abbiamo, non stravolgerlo. Certo, esistono tecniche fantastiche che permettono di cambiare completamente i connotati di una persona, ma a che pro? A me piace la naturalezza di un viso, la sua freschezza. Magari per la sera o per un evento importante oso un po’ di più, intensificando gli occhi con l’eyeliner o scegliendo un colore acceso di rossetto che, da solo, riesce a dare grande impatto al viso.
Per quanto riguarda la skincare, mi piace provare prodotti nuovi, e quindi non ho una routine vera e propria, ma ho tre step che trovo indispensabili: struccarsi ogni sera, sempre e comunque, non importa quanto siamo stanchi, per non occludere i pori durante la notte e lasciar riposare la pelle; mantenere l’epidermide idratata, sia dall’interno che dall’esterno, bevendo molta acqua ed utilizzando una crema idratante ogni giorno; una leggera esfoliazione e una maschera una volta a settimana, a seconda delle proprie esigenze: ormai ne esistono tantissime in commercio, e non è difficile trovare la più adatta al nostro tipo di pelle.
Nel 2014 nasce il tuo blog The Ladyboy, che si propone come una vera rivoluzione e che, come dici tu stesso, vuole raccontare il meraviglioso universo che lega due categorie opposte. Ci sono degli aspetti in particolare di questa mission che hai maggiormente a cuore?
The Ladyboy nasce come manifesto di una categoria che non ha veri e propri rappresentati sociali: gli androgini. Al giorno d’oggi si parla molto di omosessuali e transessuali, mentre gli androgini e i “travestiti” (termine che non amo particolarmente, perché mi sembra porti con sé una connotazione negativa e sessuale) sono quasi sempre snobbati, eppure io ne vedo tantissimi in giro, io per primo ne faccio parte. Sulla mia pagina di Facebook mi scrivevano tantissimi ragazzi che non riescono ad esprimere esteriormente ciò che sentono dentro di loro, che possa essere la voglia di indossare i tacchi piuttosto che un rossetto, mettersi lo smalto o farsi crescere i capelli, o indossare per una sera un abito da gran galà. Il mio blog non ha lo scopo di mettermi in mostra – faccio pochissimi outfit – ma di aiutare queste persone e chi gli sta intorno che E’ NORMALE. Vuole essere un inno alla libertà di esprimere sé stessi attraverso la moda, come fanno tutti e come tutti facciamo dall’alba dei tempi. Non c’è niente di male se un ragazzo indossa una gonna e l’eyeliner: lo facevano persino gli antichi egiziani, perché adesso è considerato strano?
Ovviamente il mio blog non è rivolto solo a persone androgine e/o omosessuali: mi concentro molto sulla moda donna, che è quella che seguo maggiormente, che mi piace di più e in cui sono più ferrato – perché per me la moda è donna – ma anche a persone di sesso maschile ed eterosessuali: non voglio lanciare un messaggio contradditorio, non è che un uomo che mette la gonna deve essere per forza omosessuale né che tutti gli omosessuali devono indossare la gonna; spero semplicemente che, chi abbia voglia di farlo – etero o gay che sia – possa farlo in assoluta tranquillità. La gonna l’ha indossata anche Vin Diesel, per fare un esempio, e più macho di lui si muore!
Vorrei riuscire a dare una dignità a questa categoria, e ho pensato che il modo migliore di farlo fosse tramite un fashion blog, in cui esprimo semplicemente me se stesso: indosso cose femminili nella quotidianità, fa parte di me, del mio essere, e come me ci sono molte altre persone che purtroppo non hanno nessun esponente culturale o sociale che ci rappresenti.
Come “mission” mi piacerebbe un giorno aprire una fondazione e un centro di accoglienza per le vittime di discriminazioni sessuali e violenze: in giro ci sono troppe cose brutte, vedi l’anno scorso le torture a danno dei gay in Russia e i violenti omicidi a sfondo omofobo che si stanno consumando in Brasile in questi ultimi mesi, e troppe poche persone che ne parlano. In quanto esponente del mondo omosessuale, credo sia un mio dovere fare qualcosa, e così vorrei offrire sostegno, aiuto e riparo a chi purtroppo vive in paesi in cui l’omofobia è una piaga pericolosa o, ancor peggio, in cui l’omosessualità sia punibile con la pena di morte (Arabia Saudita, Iran, Nigeria, Sudan, Yemen e via dicendo),
Oltre a raccontare il mondo della moda, quali messaggi cerchi di trasmettere ai lettori di The Ladyboy?
L’essere se stessi, l’accettarsi per ciò che si è, amarsi. Come dico nel manifesto del blog, The Ladyboy è un invito alla spensieratezza, alla bellezza, perché per me lo stile è l’arte di essere se stessi. Non credo di essere un modello da seguire perché abbino le scarpe secondo un certo criterio o perché sono un mago negli abbinamenti di colori, spero semplicemente di iniettare fiducia a chi mi segue e, nel frattempo, dare qualche buon consiglio di moda e di stile.
Essere androgini è più difficile dal punto di vista estetico o comportamentale? Quanto si completano le due realtà?
Androginia non è travestitismo: non significa annullare un sesso per imitarne un altro, ma è la partecipazione di entrambi i sessi in un unico essere. Io ho un fisico androgino (le mie misure sono 90-70-90) ma il mio viso ha lineamenti molto mascolini. Il mio punto di androgina è proprio il carattere, il comportamento, l’essenza, la gestualità, il modo di parlare: posso mettere camicia e pantalone e non indossare trucco, non sarò mai completamente un uomo, perché la femminilità è una qualità intrinseca, che va dal come accavalli le gambe al modo in cui mangi o tieni la sigaretta tra le mani. E non è una questione di essere “effemminati”, va molto al di là di questo. Non è una caratterista caricaturale, è una dote innata, per me è un valore aggiunto, altri forse lo vedono come un handicap, nessuno ha ragione.
Il 2014 è stato anche l’anno della svolta per Andrej Pejic, uno dei primi volti androgini nel mondo della moda, che si è sottoposto all’intervento di riassegnazione sessuale. Credi che la metamorfosi di Andrej in Andreja possa essere un esempio di incoraggiamento per chi ancora non riesce a venire alla luce?
Ultimamente il mondo è molto più elastico sotto questo punto di vista: Andrej Pejic, Carmen Carrera, Lea T., Conchita Wurst, Ru Paul e il mondo delle drag queen, un modello androgino nel cast di America’s Next Top Model…io sono contento che si parli di tutte queste realtà, anche se spesso mi chiedo se questa attenzione dei media sia data perché è di moda e “tira” o perché c’è un sincero interesse nei confronti di queste persone. Sicuramente sentir parlare di queste storie aiuta, ma credo che l’informazione e la formazione dovrebbero andare di pari passi allo scoop del momento: ad esempio nelle scuole o con i bambini l’omossesualità si è nel tempo un po’ sdoganata e se ne parla di più e più apertamente, ma non si parla mai di transgender e transessuali. Viviamo ancora in un mondo teoricamente binario, dove tutto è o bianco o nero, o maschio o femmina, o etero o gay: nessuno ci insegna che ci sono almeno “cinquanta sfumature di grigio” nel mezzo.
Mentre il fashion system acclama quindi l’androginia, le piccole realtà quotidiane mostrano ancora pregiudizi in merito. Cosa si può fare affinché la società li superi?
L’androginia è una moda, se ne parla tanto ma poi, a conti fatti, se ne vede poca e niente in giro (a parte sporadiche apparizioni di Andrej Pejic qua e là). Il mio blog nasce proprio dall’idea di portare l’androginia nella quotidianità, per strada, a lavoro, perché intorno a me vedo persone androgine e ragazzi che indossano cose femminili, ma nessuno parla di loro. In Italia, poi, se dici androgino ti chiedo “Androche?”. C’è un’ignoranza dilagante su questo tema, anche stesso nella moda: essendo io un modello androgino mi sono sentito più volte dire di no perché gli stessi brand hanno paura di rischiare, temono che il pubblico non capisca o non apprezzi e via dicendo, quando nel resto del mondo è un fenomeno sempre più corposo – penso alle ultime sfilate uomo di Saint Laurent ad esempio – ed Andrej Pejic è il modello più pagato al mondo (sia nella categoria uomo che donna)
Inoltre vorrei porre l’accento su come nel mondo moda si parli sempre di androginia femminile: donne che incorporano elementi maschili nel loro guardaroba – che sia un blazer o una scarpa stringata bassa – zigomi e mascelle prominenti, sopracciglia folte; l’androginia maschile, invece (tolto Pejic) fatica a farsi strada, è sempre vista come cattiva, trash o circense, non si parla mai di androgini ma di “checche”, “travestite”, “passive”, sempre con un’accezione negativa, sia nel mondo etero che in quello gay. Io trovo invece che sia un modo come un altro di essere, né meglio né peggio degli altri, con una componente molto interessante soprattutto quando riguarda la personalità di un androgino e non solo il suo aspetto esteriore. ‘
Non credo ci sia una soluzione definitiva sul come formare e informare la società, io nel mio piccolo ho cercato di aprire un blog e offrire un lato dell’androginia quotidiano, con tutti i suoi annessi e connessi: credo che le cose ci sembrino strane o non “normali” solo perché non ci siamo abituati, e purtroppo finché l’androginia resterà una parola relegata alle riviste di moda per parlare delle ultime collezioni non si andrà mai da nessuna parte. Anche le donne con i pantaloni hanno fatto scalpore, erano considerate indecenti, anticonformiste, ma poi ci si è fatta l’abitudine, e adesso non potremmo immaginare una donna che non possa indossare i pantaloni. Perché non può essere lo stesso con gli uomini e le gonne?
Volgendo uno sguardo al futuro nella tua carriera, ci sono progetti in vista di cui puoi già rivelare qualcosa?
Al momento ho varie cose in cantiere, ma ancora nulla di certo e, da bravo meridionale, sono un po’ scaramantico e non amo rivelare molto. Mi auguro che il blog continui a crescere e mi apra nuove strade da percorrere: sono una persona molto curiosa di natura, e mi piace intraprendere nuove avventure per vedere dove mi porteranno. Nel frattempo, potete seguirmi sui miei social Facebook, Twitter e Instagram che aggiorno con regolarità per sapere tutte le news e darmi consigli, suggerimenti e farmi domande o critiche (costruttive, ça va sans dire).
Grazie Enrie per avere rivelato un po’ di te ai lettori di Fashion Collision e soprattutto per la tua immensa professionalità e disponibilità!
Grazie a te Federica per avermi ospitato sul tuo blog, e per avermi dato la possibilità di parlare di temi che mi stanno molto a cuore! Ti aspetto su The Ladyboy!
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